La campagna pugliese dell’uva da tavola evidenzia un quadro diverso da quello dell’anno scorso, con quantità nella norma rispetto all’offerta di prodotto appena sufficiente che si era registrata nella stagione precedente, ma una diminuzione dei prezzi lungo la filiera, a poche settimane dall’esordio. Lo riporta Freshplaza.
Questo scenario, come sottolineato dalla Commissione Italiana Uva da Tavola (CUT), era prevedibile, in quanto risultato di una tendenza del comparto ad affrontare distrattamente le problematiche strutturali del settore.
A tal proposito, la Commissione Italiana Uva da Tavola (CUT) enfatizza l’importanza degli strumenti a disposizione, in particolare del catasto nazionale dell’uva da tavola italiana, che a oggi ha censito oltre 12.000 ettari su circa 40.000 ettari totali in produzione tra Puglia, Sicilia e Basilicata. “Non giovarsi dell’utilizzo di tali strumenti di programmazione è un errore di visione che contribuisce a non risolvere la volatilità dei prezzi e la diminuzione del valore lungo la filiera – spiegano dalla CUT – Nel 2020 abbiamo costituito la CUT e a partire dal 2022 abbiamo realizzato il catasto delle uve nazionali proprio per consentire al comparto di avere tutti gli elementi ti per determinare l’offerta e incrociare la domanda, conseguendo redditività e competitività sul mercato.Tra gli intenti iniziali di questo ente rientra quello di andare ad analizzare tutte le criticità e adoperarsi per risolverle, attraverso azioni e programmi di promozione e condivisione strategica”.


Il catasto si rivela dunque uno strumento fondamentale per le aziende, poiché in grado di supportare la loro programmazione produttiva e commerciale attraverso indicazioni precise e aggiornate sulle varietà impiantate e l’anno di impianto. “L’obiettivo primario di questo registro è monitorare lo sviluppo delle nuove uve, per gestire in modo ottimale i volumi immessi sui mercati e le superfici coltivate a varietà seedless, suddivise in primizie, medio-tardive e tardive. Questi dati, considerati opportunamente e condivisi, in particolare nella parte relativa all’entità delle nuove piantumazioni, possono consentire di avere maggiore consapevolezza sulle possibili dinamiche commerciali”, ribadiscono dalla Commissione.

La situazione oggi registra tra l’altro la tendenza a piantare nuovi ettari, con la previsione di un aumento di circa il 20% delle superfici coltivate nei prossimi tre anni. Questa tendenza deve essere governata e programmata, nonché accompagnata da strategie commerciali di settore, perché si realizzi un livello quali-quantitativo di offerta tale da soddisfare una domanda che rimanga sempre alta e vivace per l’intera stagione e anche oltre. Attualmente, si registra una certa incertezza dei prezzi lungo la filiera anche se ci si attende un incremento nelle vendite”.

Nonostante l’enorme variabilità dei costi, i retailer difendono il livello del prezzo a scaffale determinando una vera e propria guerra di prezzo (unico fattore riconosciuto come sensibile) tra i fornitori. “Non bisogna indurre in errore di vendere il cestino di uva senza semi al prezzo del 2022 sostenendo inevitabilmente i costi del 2025. Le rese per pianta quest’anno sono buone e la campagna di raccolta e vendita è ancora lunga”.