Un tempo cereali come il farro, l’enkir e la spelta nutrivano l’Impero Romano. Oggi tornano a crescere nei campi italiani e conquistano sempre più spazio nei ristoranti, nei negozi e nelle cucine. Il motivo è chiaro: i cambiamenti climatici, la domanda di prodotti biologici e l’interesse per le tradizioni hanno trasformato questi cereali nel simbolo di un’agricoltura sostenibile.
Tradizioni che rivivono
Il farro, l’enkir e la spelta sono colture che da secoli vengono seminate in Umbria, Toscana e nel nord Italia. Più resistenti ai terreni poveri e alle variazioni di temperatura rispetto al grano moderno, nel Medioevo erano considerati “pane dei contadini”. Oggi proprio la loro semplicità e autenticità rappresentano un punto di forza.
«Il farro è un grano che ha attraversato i secoli. Lo riportiamo non per nostalgia, ma perché è perfetto per il nostro tempo», racconta l’agronomo Giulio Rizzi dell’Umbria.
Una risposta al clima
Le estati secche e calde degli ultimi anni hanno spinto gli agricoltori a cercare alternative al grano tradizionale. I cereali antichi si sono rivelati più resilienti: richiedono meno fertilizzanti e meno acqua, e quindi si adattano meglio all’agricoltura biologica.


Secondo Coldiretti, negli ultimi cinque anni le superfici coltivate a farro e spelta sono aumentate del 40%, soprattutto nelle regioni centrali del Paese.
Dai campi ai ristoranti
La rinascita è sostenuta anche dalla gastronomia. Nei ristoranti di alta cucina compaiono piatti a base di farro ed enkir, dal risotto alla pasta. Cresce l’interesse anche tra i consumatori comuni: sempre più italiani scelgono pane e pasta prodotti con questi cereali, considerandoli più sani e digeribili.
«I nostri clienti cercano il sapore del passato, ma in una veste moderna. Il pane di farro o la pasta di spelta sono diventati una vera tendenza», afferma lo chef fiorentino Luca Venturini.
Economia ed export
Il segmento dei “cereali antichi” vale ormai oltre 500 milioni di euro all’anno. I prodotti vengono esportati in Germania, Stati Uniti e Giappone, dove le tradizioni italiane unite al metodo biologico suscitano grande interesse.
Conclusione
La rinascita dei cereali antichi non è solo un ritorno alle origini, ma una scelta strategica per il futuro. L’Italia dimostra che l’agricoltura può essere allo stesso tempo tradizionale e innovativa, capace di preservare il patrimonio culturale e rispondere alle sfide climatiche.