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Alghe: la rivoluzione verde sulle coste italiane

Quando si parla di agricoltura italiana, vengono subito in mente i vigneti toscani, gli uliveti pugliesi o i campi di grano dell’Emilia-Romagna. Negli ultimi anni, però, una nuova coltura ha fatto la sua comparsa: le alghe. Lungo le coste del Paese stanno diventando una risorsa strategica che unisce gastronomia, medicina, ecologia ed economia.


Tracce storiche

In Italia le alghe sono state utilizzate per secoli. Nei villaggi costieri della Sicilia e della Sardegna venivano raccolte come fertilizzante per vigneti e orti. In Liguria, invece, essiccate e ridotte in polvere, venivano impiegate come integrazione per l’alimentazione animale. Ma solo nel XXI secolo l’attenzione verso le alghe come alimento ha raggiunto un nuovo livello.

«Le alghe sono sempre state parte della nostra costa, ma solo ora iniziamo a comprenderne il vero valore», afferma Paolo Caputo, storico dell’agricoltura di Palermo.


Dove e come si coltivano

I maggiori progressi nell’acquacoltura si registrano in Toscana, Puglia e Sicilia. Qui sono state create vere e proprie fattorie marine, dove si coltivano alghe brune, rosse e verdi. Un settore a sé è rappresentato dalla coltivazione della spirulina in vasche, soprattutto in Sicilia e nel Lazio.

Nel 2025 la produzione di alghe in Italia ha raggiunto circa 12 mila tonnellate, con un aumento del 35% rispetto al 2024. Una parte è destinata al mercato interno, ma cresce l’export verso Germania, Francia e Svizzera.


In gastronomia

Sebbene tradizionalmente le alghe non facessero parte della cucina italiana, oggi trovano sempre più spazio. Vengono utilizzate:

  • in insalate con agrumi e frutti di mare;
  • nella pasta, come i “tagliolini alle alghe”;
  • nei prodotti da forno, per arricchirli di minerali;
  • in bevande e smoothie a base di spirulina.

La spirulina è diventata l’alga più richiesta: la si trova in gelati, cioccolato, pizze e perfino nel gin, già esportato nel Nord Europa.

«Un gelato alla spirulina piace ai turisti perché è buono e salutare allo stesso tempo», racconta Gianluca Rossi, gelatiere di Catania.


Economia ed export

Il mercato delle alghe in Italia vale circa 50 milioni di euro, ma secondo le stime potrebbe arrivare a 200 milioni di euro entro il 2030. La forza delle alghe sta nella loro versatilità:

  • alimentare — polveri, integratori, succhi e snack;
  • cosmetica — maschere, creme e shampoo;
  • farmaceutica — fonte di antiossidanti e minerali;
  • zootecnica — mangimi sostenibili;
  • energia — sperimentazioni di biocarburanti in Liguria e Toscana.

Impatto ecologico

Le alghe non richiedono né terreni né acqua dolce. Al contrario, purificano l’ambiente marino, assorbono CO₂ e rilasciano ossigeno. Secondo l’Università di Salerno, una tonnellata di alghe coltivate può assorbire fino a 2 tonnellate di anidride carbonica.

«Le alghe non solo nutrono, ma salvano il pianeta», sostiene il professor Marco Ferretti, esperto di acquacoltura.


Il futuro delle alghe

L’Italia ha il potenziale per diventare un centro europeo della produzione di spirulina e di altre alghe. Nascono già cluster di startup che sviluppano prodotti per l’export verso Stati Uniti e Giappone. Anche il turismo gioca un ruolo importante: in Puglia e Toscana alcune fattorie marine hanno aperto le porte ai visitatori, trasformando l’acquacoltura in una nuova forma di agriturismo.


Conclusione

Le alghe in Italia non sono più un’esotica curiosità, ma una vera e propria nuova filiera agricola. Uniscono tradizione e innovazione, creano lavoro e sostengono l’ambiente. Nei prossimi anni potremmo vedere la classica pasta italiana arricchita da un nuovo sapore — quello del mare racchiuso nelle alghe verdi e brune.