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Ecco i premi per i bovini da carne

Decise le cifre che saranno destinate per ogni capo di bestiame. Alle razze autoctone maggiori risorse, ma premi unitari più bassi in conseguenza del maggior numero di domande presentate. Lo riporta agronotizie.

Ha riscosso molte adesioni il programma di aiuti destinato agli allevamenti di bovini da carne.
Peccato che le risorse messe a disposizione non siano elevate, complessivamente 14,5 milioni di euro.

Il premio massimo ammissibile per ogni capo è stato così ritoccato al ribasso per rientrare nelle risorse a disposizione.
In questi giorni Agea, l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura incaricata dei pagamenti, ha reso noto i dettagli dell’operazione, che prevede due diverse linee di intervento, l’una dedicata ai bovini delle razze autoctone, l’altra più genericamente alle razze da carne.
In entrambi i casi limitatamente ai capi iscritti ai relativi Libri Genealogici.

Riferimenti normativi

Questi sostegni rientrano nel novero degli  aiuti de minimis che esulano dalla preventiva approvazione delle autorità comunitarie.
Due i decreti ministeriali che ne hanno dato il via, il Dm 19 dicembre 2024 n 0670020 che ha messo a disposizione 4,5 milioni di euro per i bovini da carne e il Dm 19 dicembre 2024 n 0670040 con una dotazione di 10 milioni di euro per le razze bovine autoctone.

Per i bovini da carne le razze interessate sono complessivamente 19, anche quelle meno diffuse come la Wagyu o la Dexter, tutte elencate nelle istruzioni operative numero 37 di Agea.
Nel caso delle razze autoctone l’intervento è limitato alle razze: Piemontese, Marchigiana, Chianina, Podolica, Sardo Bruna e Sarda.

L’entità dei premi

Entrando nei dettagli forniti da Agea, l’intervento destinato ai bovini da carne allevati nel 2024 ha raccolto 8.749 domande per complessivi 80.449 capi“al lordo dei controlli di pagabilità” come precisa la stessa nota di Agea.
Ne consegue che l’importo unitario per capo è pari a 55,94 euro, come si ottiene dividendo la cifra a disposizione per il numero dei capi.

Nel caso delle razze autoctone le domande sono state 13.723 a fronte di quasi 385mila capi (calcolati come Uba, Unità di Bestiame Adulto).
Un elevato numero di richieste che ha fatto “precipitare” il sostegno per ogni capo di bestiame a soli 25,97 euro.

Piccole aziende

Ora si passerà alla fase dei pagamenti che avverrà con accredito diretto sul conto corrente degli interessati.
Gli importi sono modesti, ma rappresentano comunque un aiuto per aziende che faticano a chiudere i bilanci in attivo.
I numeri complessivi dell’intervento meritano tuttavia attenzione.

Modesto il numero delle domande nel caso delle razze da carne “generiche”. Il vincolo all’iscrizione dei capi al Libro Genealogico ha probabilmente limitato le possibilità di accesso.
Appena dieci capi per azienda la media in questa fascia di domande, che pure prestano attenzione al miglioramento genetico, come si potrebbe desumere dalla loro partecipazione alle attività di selezione in purezza degli animali.
Un “nanismo” che probabilmente non aiuta i programmi di sviluppo della selezione dei bovini da carne, tanto più se si tiene conto dell’elevato numero di razze prese in considerazione.

Le razze autoctone

Situazione migliore la troviamo nei bovini delle razze autoctone.
In questo caso sono solo sei le razze interessate, mentre sfiora i 30 capi la consistenza media che scaturisce dal rapporto fra numero di domande e capi animali.
Per questo segmento gioca un ruolo di rilievo anche la maggiore predisposizione al lavoro in selezione e dunque l’iscrizione degli animali al rispettivo Libro Genealogico.

Peccato che proprio a questo segmento vadano premi per capo più esigui a dispetto della maggior disponibilità complessiva di risorse a loro destinata.
Aiuti comunque preziosi per sostenere attività zootecniche che nel caso delle razze autoctone insistono sovente in aree marginali, rappresentando una delle poche attività economiche in grado di mantenere la presenza dell’uomo.
Presenza che si traduce nella tutela di territori per lo più fragili e destinati con l’abbandono a un progressivo degrado.
Un motivo per destinare ancora più risorse a questo segmento in occasione di ulteriori e auspicabili interventi di sostegno.