L’Italia è famosa per la sua cucina ricca e per la varietà dell’acquacoltura, ma pochi sanno che nel Paese si sta sviluppando anche un settore particolare: l’allevamento dei gamberi d’acqua dolce. Una nicchia ancora piccola, ma che negli ultimi anni ha attirato sempre più attenzione grazie all’interesse della ristorazione e alla domanda di fonti proteiche sostenibili.
Contesto storico
I gamberi popolavano fiumi e laghi italiani da secoli. Erano particolarmente diffusi nelle regioni alpine, dove venivano considerati una prelibatezza e parte delle tradizioni locali. Tuttavia, la pesca eccessiva e l’inquinamento delle acque nel XX secolo hanno portato a un forte declino delle popolazioni naturali.
Oggi le specie autoctone sono protette, mentre gli agricoltori stanno riscoprendo l’acquacoltura dei gamberi come alternativa in grado di soddisfare il mercato e allo stesso tempo preservare gli ecosistemi.
Le fattorie moderne
In Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sono nate le prime aziende che utilizzano stagni e vasche dedicate per l’allevamento dei gamberi. Le specie più diffuse sono:
- Astacus astacus (gambero europeo di fiume), apprezzato per il sapore delicato;
- Procambarus clarkii (gambero rosso della Louisiana), più resistente alle variazioni ambientali.
Gli allevatori puntano su metodi ecologici: acqua pulita, alimentazione naturale e minimo impiego di sostanze chimiche.
Economia e mercato
La produzione è ancora limitata, ma la domanda supera l’offerta. I ristoranti italiani di alta cucina acquistano volentieri gamberi, il cui prezzo arriva a 20–25 euro al kg.
Oltre al mercato interno, si guarda anche all’export, soprattutto verso Francia e Spagna, Paesi con una tradizione consolidata di piatti a base di gamberi d’acqua dolce.
«L’Italia ha tutte le carte in regola per sviluppare questo settore: acqua, tradizione e una domanda in crescita», sottolinea Marco Bellini, acquacoltore di Verona.
Sfide e criticità
La principale sfida è la concorrenza con le importazioni. Gran parte dei gamberi venduti oggi in Italia proviene dall’Europa orientale e dalla Cina. Per affermarsi, le fattorie locali devono puntare sulla qualità, la freschezza e l’immagine ecologica del marchio “Made in Italy”.


Un’altra questione riguarda la regolamentazione, poiché alcune specie (come il gambero rosso americano) sono considerate invasive e richiedono controlli rigorosi.
Prospettive future
Gli esperti prevedono che nei prossimi 5–10 anni l’allevamento dei gamberi d’acqua dolce potrà ritagliarsi uno spazio stabile all’interno dell’acquacoltura italiana. La crescente attenzione ai prodotti sostenibili e alle specialità gastronomiche apre nuove opportunità per gli agricoltori.
Conclusione
L’allevamento dei gamberi in Italia è ancora un settore giovane, ma già oggi rappresenta un incontro tra tradizione e innovazione. Se i produttori riusciranno a sviluppare sistemi sostenibili ed ecologici, l’Italia potrà vantare un nuovo marchio gastronomico, pronto anche per i mercati esteri.
