Basilico, rosmarino, lavanda, origano e salvia: da secoli fanno parte della cucina e della cultura italiana. Oggi non sono più soltanto un simbolo gastronomico, ma anche un settore agricolo in rapida crescita che genera milioni di euro grazie all’export.
Tradizioni profumate
In Liguria si coltiva il basilico destinato al celebre pesto. In Toscana i campi di lavanda non producono soltanto olio essenziale, ma sono diventati anche un magnete turistico. In Puglia e Calabria si sviluppano aziende agricole specializzate in rosmarino, origano e salvia, piante che un tempo crescevano solo spontanee.
«Le erbe aromatiche sono il DNA della cucina italiana. Oggi le stiamo trasformando in un prodotto di livello mondiale», spiega l’agronoma Elena Ferretti da Pisa.
Il successo dell’export
Secondo Coldiretti, la produzione di erbe aromatiche in Italia è cresciuta del 35% negli ultimi cinque anni. I mercati principali sono Germania, Stati Uniti e Giappone. Particolarmente apprezzate sono le erbe biologiche con certificazione bio, utilizzate non solo in gastronomia, ma anche in cosmetica, farmacia e nel settore wellness.
Agriturismo e cultura
I campi di lavanda e rosmarino sono diventati una nuova forma di agriturismo. In Toscana e Umbria le aziende agricole propongono workshop per la produzione di saponi e oli, degustazioni di tisane e passeggiate tra i campi in fiore.


«I visitatori non vengono solo per le foto, ma per vivere un’esperienza: sentire il profumo, osservare la raccolta, assaggiare infusi e tisane», racconta Chiara Rossini, titolare di una fattoria in Umbria.
Il futuro delle colture aromatiche
L’Italia punta ad ampliare le superfici coltivate e a creare nuovi marchi dedicati. Ricercatori di Bologna e Firenze stanno lavorando su varietà di basilico e lavanda resistenti al caldo e alla siccità. Gli esperti prevedono che nei prossimi dieci anni il mercato delle erbe aromatiche potrebbe raddoppiare, consolidando il ruolo dell’Italia come leader europeo.
Conclusione
Le erbe aromatiche non sono soltanto un condimento, ma parte del patrimonio culturale e una nuova risorsa economica. Dal pesto di Genova alla lavanda di Toscana, l’Italia trasforma i profumi in reddito, le tradizioni in turismo e le piante in un marchio di export destinato a conquistare il mondo.