La Sardegna è conosciuta in tutto il mondo non solo per le sue spiagge, ma anche per le sue pecore. Nell’isola vivono quasi 3 milioni di ovini, il doppio degli abitanti. Il loro allevamento non è soltanto agricoltura, ma uno stile di vita che da secoli definisce la cultura della regione.
Il pecorino come simbolo
Il prodotto principale della pastorizia sarda è il formaggio Pecorino Sardo e il suo parente più famoso, il Pecorino Romano. Questi formaggi vengono esportati in tutto il mondo, portando all’isola centinaia di milioni di euro ogni anno. Per molte famiglie contadine la produzione casearia non è un’attività commerciale, ma un’eredità tramandata di generazione in generazione.
«Il nostro Pecorino non è solo cibo, è la storia del nostro popolo», racconta Giovanni Pilu, allevatore di Nuoro.
L’economia della pastorizia
Secondo le associazioni regionali degli allevatori, la Sardegna fornisce oltre il 60% della produzione nazionale di latte ovino. Ogni anno l’isola produce più di 250 mila tonnellate di latte, trasformato in formaggi, burro e yogurt.
Il pecorino rimane il principale prodotto d’esportazione: i mercati principali sono Stati Uniti, Germania e Francia. Solo nel 2024 l’export dei formaggi sardi è cresciuto di quasi il 12%.
Tradizioni e stile di vita
Per secoli i pastori sardi hanno praticato la transumanza, spostando le greggi lungo i sentieri di montagna. Oggi molte aziende sono meccanizzate, ma la cultura pastorale continua a rappresentare un elemento fondamentale dell’identità dell’isola.


Ogni anno nella Barbagia si organizzano festival in cui i turisti possono assaggiare il formaggio fresco, il pane carasau e assistere alla mungitura delle pecore.
Le sfide del settore
Nonostante i successi, la pastorizia affronta diversi problemi:
- oscillazioni del prezzo del latte, che a volte scende sotto i costi di produzione;
- concorrenza dei formaggi a basso costo provenienti dall’Europa dell’Est;
- cambiamenti climatici, siccità e riduzione dei pascoli.
Nel 2019 la crisi del prezzo del latte portò addirittura a proteste di massa: i pastori versavano il latte sulle strade, gesto che divenne simbolo della loro lotta per la giustizia.
Il futuro delle pecore sarde
Oggi gli allevatori si uniscono in cooperative, investono nella trasformazione e nel biologico. Sempre più diffusi sono l’agriturismo e i percorsi enogastronomici: i turisti arrivano non solo per il mare, ma anche per conoscere la vita dei pastori, degustare formaggi e vini locali.
«Dobbiamo preservare le nostre tradizioni, ma allo stesso tempo aprirci al mondo. Turismo ed export sono l’occasione per permettere ai nostri figli di restare nella terra dei padri», sottolinea l’allevatore Antonio Lodi.
Conclusione
Le pecore in Sardegna non rappresentano soltanto agricoltura. Sono cultura, identità e simbolo di resilienza. Forniscono formaggi all’Italia e al mondo intero, creano lavoro e sostengono le comunità rurali. In futuro sarà proprio la combinazione di tradizione e innovazione a mantenere viva questa realtà unica.
