L’Italia è conosciuta per le sue colture tradizionali di frutta secca — pistacchi, mandorle e nocciole — che da secoli crescono sui pendii soleggiati della Sicilia, della Calabria e del Piemonte. Tuttavia, quest’anno nel Paese è iniziato un nuovo esperimento che potrebbe cambiare il mercato europeo della frutta secca: gli agricoltori italiani hanno avviato la coltivazione industriale dell’anacardio.

Il progetto è partito nelle regioni Puglia e Calabria, dove il clima mite e il lungo periodo vegetativo permettono di adattare questa coltura tropicale. Secondo gli agronomi, le prime piantagioni hanno dimostrato una sorprendente resistenza alle condizioni locali e un buon potenziale produttivo.

Perché proprio l’anacardio?
Gli esperti sottolineano che la domanda di questo frutto secco in Europa cresce ogni anno e, fino a poco tempo fa, l’intero fabbisogno di anacardi era coperto principalmente dalle importazioni dal Vietnam, dall’India e da alcuni Paesi africani. La produzione locale permetterà all’Italia non solo di ridurre la dipendenza dall’importazione, ma anche di offrire al mercato un prodotto premium “Made in Italy”.

Inoltre, l’anacardio non è solo gustoso, ma è anche una preziosa fonte di nutrienti — grassi insaturi, proteine e minerali. Viene ampiamente utilizzato in cucina, in pasticceria e anche nella produzione di bevande e creme vegetali.
Prospettive e sfide
Nonostante l’inizio promettente, gli specialisti avvertono che l’anacardio richiede cure particolari, protezione dalle malattie fungine e un’irrigazione ben calibrata. Tuttavia, se l’adattamento avrà successo, questa coltura potrebbe affiancarsi alle varietà tradizionali italiane e, in futuro, diventare un nuovo marchio gastronomico del Paese.

— «Vogliamo che tra qualche anno l’anacardio diventi un simbolo della qualità italiana, come il pistacchio di Bronte o la mandorla di Puglia», ha dichiarato uno dei promotori del progetto.
Se l’esperimento avrà esito positivo, le prime partite di anacardio italiano potrebbero arrivare sul mercato già nel 2027.