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Vendemmia 2025, ottima e abbondante

Si corre verso i 45 milioni di ettolitri, non senza qualche apprensione per il futuro delle esportazioni. Trovano conferma fino ad ora le previsioni dell’Accademia Italiana della Vigna e del Vino, formulate ai primi di agosto. Lo riporta agronotizie.

La raccolta delle uve in Italia per il 2025 prende il via con un quadro climatico che si mantiene generalmente favorevole, pur differenziandosi da regione a regione. Mentre al Sud e nelle isole si rileva un incremento della produzione, al Centro Nord si stima un leggero calo tra il 10 e il 20%.

La qualità delle uve, però, resta alta grazie a uno stato sanitario soddisfacente in tutto il Paese. Erano queste le prime previsioni vendemmiali rese dall’Accademia Italiana della Vite e del Vino, grazie al lavoro dei propri accademici, emanate il 3 agosto scorso e – ad un mese da allora – l’avvio della vendemmia anticipata un po’ in tutta Italia sembra confermarle, se pur con qualche perdita in meno del previsto nelle regioni settentrionali.

“Non vogliamo fare un bollettino della qualità della vendemmia del 2025 consapevoli che l’andamento climatico in fase finale di maturazione sarà fondamentale sulla sanità, quantità e qualità delle uve – aveva spiegato il presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, Rosario Di Lorenzo – sappiamo che la qualità sarà determinata anche dal lavoro che sarà svolto durante l’ultimo periodo di maturazione e per questo torneremo a fine vendemmia con un report ancora più vicino alla realtà”.

Secondo Coldiretti la vendemmia 2025 in Italia dovrebbe fruttare circa 45 milioni di ettolitri di vino, con una qualità tra il buono e l’ottimo, in crescita di oltre il 9,5% sui 41 milioni dello scorso anno. E AgroNotizie® prova a fare un aggiornamento sulle previsioni dell’Accademia, raccogliendo qua e là dati dalle singole realtà regionali. Il dato unificante è che la vendemmia – forse mai come quest’anno – è stata per tutti anticipata. E che l’unica preoccupazione che aleggia tra i vignerons italiani – visti gli elevati livelli attesi di quantità e qualità dei vini – è quella dei mercati di sbocco, sui quali pesa la vicenda dazi doganali, con gli Usa che hanno imposto il 15% contro il 2,4% del passato e le difficoltà oggettive a trovare nuove collocazioni per il vino italiano all’estero per quelle partite che non sbarcheranno più negli Stati Uniti.

Veneto, produzione almeno a +3%

Nel Veneto, secondo l’Accademia Italia della Vite e del Vino, le temperature primaverili si sono mantenute leggermente sopra la media, con precipitazioni simili al 2024 e qualche episodio di siccità. Germogliamento e fioritura si sono verificati in ritardo, ma si prevede una produzione leggermente superiore.

Trova conferma l’avvio della raccolta delle varietà precoci a partire da fine agosto. “Dai dati presentati dall’Osservatorio Economico Agroalimentare di Veneto Agricoltura, in collaborazione con il Crea, emerge – ha dichiarato una settimana fa l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Federico Caner – un quadro complessivamente positivo: la produzione di uva nel Veneto è stimata attorno ai 14 milioni di quintali, con un incremento previsto tra il +3% e il +5% rispetto al 2024. Un risultato favorito dall’entrata in produzione di nuovi impianti e da un andamento climatico che, pur con episodi di maltempo e grandinate localizzate, ha garantito uno sviluppo vegetativo regolare e uno stato sanitario generalmente buono”.

Friuli, confermato l’anticipo

In Friuli Venezia Giulia, dopo un maggio piovoso, giugno e luglio hanno portato caldo e siccità, con l’uso frequente dell’irrigazione. La stagione è caratterizzata da un anticipo nei cicli di alcune varietà, come il Merlot, e da un ritardo in altre come la Glera. L’Accademia aveva previsto l’inizio della vendemmia delle nuove varietà resistenti a metà agosto, seguita dal Pinot Grigio verso il 20 del mese: date confermate dagli eventi dei giorni scorsi.

Alto Adige, le rese tengono la posizione

Il Trentino Alto Adige ha vissuto un inizio d’anno con temperature sopra la media, seguito da un luglio fresco e piovoso che ha garantito un buon equilibrio vegetativo. Le malattie fungine sono sotto controllo e – secondo l’Accademia – la produzione è stimata in lieve aumento rispetto al 2024.

Le grandinate che hanno colpito altre zone d’Italia hanno risparmiato interamente il territorio altoatesino, permettendo una maturazione regolare e omogenea dei grappoli. Una conferma giunge qualche giorno fa dal presidente del Consorzio Vini dell’Alto Adige, Andreas Kofler“i grappoli hanno un aspetto magnifico e, al momento, non si registrano problematiche legate a malattie della vite”. Il Consorzio sottolinea come il clima equilibrato e la costante attenzione dei viticoltori abbiano contribuito a preservare la salute delle uve. Le previsioni per la resa 2025 indicano quantità nella media rispetto agli anni precedenti, con qualche leggera flessione solo per alcune varietà specifiche. Il Gewürztraminer, ad esempio, in determinate aree ha sofferto lievemente dal punto di vista quantitativo, ma il Consorzio rassicura: “non sono previste perdite significative”.

Nord Ovest, cali solo in Piemonte e Liguria

Nel Nord Ovest – con Piemonte, Lombardia e Liguria – la primavera è stata tra le più piovose degli ultimi decenni. Nonostante la forte pressione di peronospora a inizio stagione, i danni sono stati limitati da una gestione attenta. “La raccolta sarà anticipata di circa 10 giorni rispetto all’anno scorso e – secondo l’Accademia – si prevede una riduzione produttiva tra il 10 e il 15%”.

In questo quadro previsionale d’insieme, stando alle prime notizie che vengono direttamente dalle aziende, la Lombardia avrebbe una produzione in aumento, con la vendemmia anticipata in Franciacorta già di fatto al termine, mentre in Piemonte, dove per la prima volta la raccolta delle uve è iniziata prima di Ferragosto, vanno bene i vitigni dell’Alta Langa: il Roero Arneis, mentre il Nebbiolo e la Barbera tagliano le rese.

Dalla Liguria arrivano le prime conferme di campo: buona qualità, ma rese in calo dal 10 al 15%.

Adriatico settentrionale, ottime premesse in Romagna

Nelle Marche, in Emilia Romagna e in Abruzzo, la primavera fresca ha comportato ritardi nello sviluppo delle piante. Tuttavia, la situazione produttiva appare buona, con aumenti stimati per molte varietà come Lambruschi, Trebbiano Romagnolo, Verdicchio e Montepulciano. Sono invece previsti cali per Ancellotta e Pignoletto, penalizzati da problemi di allegagione. Fin qui le previsioni dell’Accademia.

Nelle Marche le osservazioni di campo di fine agosto sono ottimali: le piogge di luglio hanno consentito la crescita degli acini e il sole di agosto li ha resi maturi, si fanno gli scongiuri perché il maltempo in arrivo non guasti tutto: potrebbe essere la prima ottima annata dopo quelle molto sofferte del 2023 e del 2024.

Situazione promettente in Emilia Romagna: secondo i dati di Confagricoltura regionale, la vendemmia è partita intorno al 10 agosto con Pinot Nero e Chardonnay destinati alle basi spumante. “La qualità delle uve è ottimale e la produzione stimata è simile a quella del 2024, decisamente meglio rispetto alle annate difficili del 2022 e 2023”. La situazione fitosanitaria resta sotto controllo, anche se in alcune aree del reggiano e del modenese persistono criticità legate a flavescenza dorata e mal dell’esca, mentre in Romagna si registrano timori per tignola e marciume. Nel complesso, tuttavia, l’andamento climatico favorevole ha ridotto al minimo i rischi di attacchi fungini. 

In Abruzzo le ultime previsioni in campo parlano di un’ottima annata, con rese in aumento e qualità sopra le attese iniziali.

Versante tirrenico, la Toscana in calo

Secondo l’Accademia, Toscana, Lazio e Umbria hanno registrato un inverno più caldo e piovoso della norma, seguito da un’ondata di calore a giugno. La vendemmia del Sangiovese partirà a settembre sulla costa per concludersi nelle zone interne a ottobre, con produzioni in linea con la media decennale ma leggermente inferiori rispetto al 2024. In Umbria si sono verificati attacchi di peronospora, mentre nel Lazio le viti hanno sofferto per le temperature elevate di fine giugno.

A vendemmia ormai in partenza dalla Toscana fanno sapere che la produzione stimata è di circa 2,4 milioni di ettolitri di vino, in calo rispetto ai 2,7 milioni del 2024 ma comunque in linea con le prospettive di medio periodo. A crescere è invece la quota di vino biologico, che rappresenta ormai il 13-15% del totale regionale, con un incremento del 10% rispetto allo scorso anno.

Il Consorzio Vino Chianti presenta le previsioni per la vendemmia 2025. Le stime parlano di una riduzione produttiva compresa tra il 10 e il 15% rispetto allo scorso anno, che tuttavia si accompagna a un dato positivo: la produzione complessiva si mantiene superiore alla media degli ultimi cinque anni (+2,93%). La qualità delle uve è giudicata buona, con livelli zuccherini più alti rispetto al 2024. In Umbria qualità e quantità si confermano stabili su livelli elevati.

In Lazio vendemmia partita sotto ottimi auspici.

Sud in netta crescita

In Puglia, Basilicata e Calabria, la stagione è stata caratterizzata da giornate soleggiate e ventose, condizioni che hanno favorito uno sviluppo vegetativo regolare e uno stato sanitario molto buono. La raccolta delle uve precoci – come previsto dall’Accademia – è partita già nei primi giorni di agosto, con una previsione di crescita del 20% rispetto al 2024, grazie anche a un carico di uva equilibrato e in perfetta salute.

“La produzione pugliese a fine vendemmia – afferma Coldiretti Puglia – dovrebbe attestarsi intorno agli 11 milioni di ettolitri, in ulteriore recupero dopo il crollo del 37% nel 2023 quando sono stati prodotti meno di 6,9 milioni di ettolitri, fra i peggiori anni della storia del Vigneto Puglia a causa del clima pazzo e dei forti attacchi di peronospora, e anche rispetto ad un 2024 comunque in calo di circa il 15% rispetto alle medie storiche”. La vendemmia è partita in Puglia con le uve Chardonnay, Negroamaro e proseguono con il Primitivo e il Susumaniello, per poi arrivare a settembre e ottobre con Nero di Troia, Bombino Nero e Aglianico.

In Basilicata le previsioni di campo parlano di una vendemmia di ottima qualità, con incrementi minimi sul 2024 dal 10% al 20%. In Calabria si punta ad una crescita quantitativa tra il 10% ed il 15%.

Isole, bilancio positivo

Secondo l’Accademia, in Sicilia nordoccidentale, il clima si è mantenuto stabile, con brevi periodi di caldo intenso e una leggera pressione di peronospora dovuta alla nebbia mattutina. La produzione è prevista in crescita, con acini di dimensioni maggiori rispetto agli anni precedenti.

Nelle aree della Sicilia sudoccidentale, del Centro Sud e della zona Etna, la situazione è più complessa: il germogliamento è stato in ritardo e la peronospora si è mostrata più aggressiva nelle zone costiere. Sull’Etna, si segnalano perdite produttive fino al 35% e una vendemmia posticipata con calo stimato del 20%. Le prime notizie di campo provenienti dalla Sicilia tendono a confermare le previsioni dell’Accademia, anche se le perdite produttive nella Sicilia sudoccidentale dovrebbero essere appena più contenute.

In Sardegna, secondo l’Accademia, l’inverno mite e le piogge primaverili hanno favorito lo sviluppo delle viti. Solo lievi episodi di stress idrico e malattie facilmente gestibili sono stati segnalati. La produzione attesa è in crescita del 5% rispetto alla media triennale, con risultati particolarmente positivi nell’Ogliastra, Sulcis e nel Sud dell’isola. I primi riscontri di campo parlano di una vendemmia anticipata avviata sin dall’inizio della seconda decade di agosto, con conferma del buono stato di salute dei grappoli e degli incrementi di resa per ettaro.