“Nonostante il clima primaverile fresco e qualche pioggerellina dopo due anni di siccità estrema, anche per il pomodoro siccagno – coltivato in aridocoltura e noto per la sua resistenza alla carenza idrica – i problemi non sono mancati”. È quanto afferma Vincenzo Pisa, agronomo e presidente della cooperativa Rinascita di Valledolmo (Palermo), un piccolo e virtuoso esempio di impresa costituita da circa 20 soci proprietari e circa 50 ettari investiti nella produzione di pomodoro siccagno. Lo riporta Freshplaza.
“Grazie alla nostra passione e tenacia continuiamo a resistere, seppure in un contesto segnato dai cambiamenti climatici che compromettono le rese produttive e la marginalità delle aziende associate. La grandinata di giugno ha colpito le piantine durante la fase di crescita e successivamente, a Ferragosto (15 agosto), alcuni appezzamenti hanno subito danni significativi, con una perdita complessiva di materia prima stimata attorno al 30% della produzione”.

Vincenzo Pisa, presidente della cooperativa Rinascita di Valledolmo (Palermo).
In un angolo remoto della Sicilia, dove la terra è argillosa e faticosa da dissodare sebbene generosa di sostanze nutritive, cresce un pomodoro dalle caratteristiche uniche: parliamo del pomodoro siccagno, coltivato senza alcun apporto di acqua. A Valledolmo (PA), la Cooperativa Rinascita porta avanti una produzione agricola tanto difficile quanto virtuosa, capace di coniugare tradizione e sostenibilità ambientale. Fondata nel 1977 da un gruppo di piccoli agricoltori locali, tra cui il nonno di Vincenzo Pisa, la cooperativa Rinascita si sviluppa come risposta collettiva alla necessità di dare forza contrattuale ai produttori del territorio, rispetto alle grandi industrie di trasformazione. Oggi l’impresa conta oltre 20 soci ed è diventata un modello di filiera integrata, grazie alla costruzione nel 2003 di uno stabilimento di proprietà che consente di seguire ogni fase della produzione, dalla semina alla trasformazione.


“Oltre al clima che globalmente mina ogni settore agricolo, purtroppo un ulteriore ostacolo alla crescita della cooperativa è rappresentato dalla mancanza di ricambio generazionale che, parallelamente alla carenza di manodopera, frena l’espansione di questa coltura. La lavorazione del pomodoro siccagno, infatti – a differenza di altre tipologie di pomodoro – necessita delle braccia di giovani risorse per circa il 70% del suo ciclo produttivo”.


“Il siccagno è un pomodoro che cresce solo con l’umidità trattenuta dal terreno: niente irrigazione, nessun trattamento chimico invasivo. È un esempio di pura sostenibilità, considerato che durante l’intero ciclo produttivo non sottraiamo nemmeno una goccia d’acqua al pianeta. Peraltro coltiviamo i pomodori su terreni impervi situati in collina, dove è impossibile il passaggio di mezzi meccanici. Anche la concimazione dei terreni è sostenibile e naturale, in quanto derivata dall’avvicendamento colturale e cioè la rotazione di altre specie, in particolare cereali, legumi e grano”.


Per le sue particolari condizioni, le piante di pomodoro così coltivate se da un lato producono basse rese, dall’altro sono molto forti e resistenti alle malattie. Inoltre, tra gli aspetti positivi esse non soffrono della presenza di piante infestanti visto che, in assenza di acqua, diventano più rare. Il trapianto delle piantine avviene solitamente in primavera, mentre la raccolta si effettua durante l’estate, fino ad agosto inoltrato”.

“I nostri prodotti di punta – conclude l’imprenditore – disponibili in versione bio e convenzionale sono: la passata disponibile in formato da 410 grammi lavorata a basso stress termico, i pomodori secchi e la classica caponata siciliana in agrodolce tipica della tradizione palermitana. Tra i punti di forza del marchio, la piena garanzia al consumatore finale di un prodotto biologico a filiera corta artigianale e che rispetta in ogni fase produttiva l’ambiente”.