Nelle pianure verdi della Campania, non lontano da Napoli, pascolano le mandrie di bufali — animali che sono diventati il simbolo della gastronomia italiana. Dal loro latte nasce la celebre Mozzarella di Bufala Campana DOP, un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo. Oggi queste aziende agricole vivono una fase di grandi cambiamenti: sfide climatiche, aumento dei costi e nuove tecnologie trasformano la vita degli allevatori e dei loro animali.
Storia e tradizione
I bufali furono introdotti nell’Italia meridionale già nel Medioevo e da allora fanno parte integrante del paesaggio rurale della Campania e del Lazio. Il loro latte, più ricco di grassi e proteine rispetto a quello bovino, dona alla mozzarella una consistenza elastica, cremosa e un gusto inconfondibile.
«La mozzarella di bufala non è solo un formaggio, è parte della nostra identità», racconta Antonio Guido, allevatore della provincia di Salerno.
Le aziende di oggi
Attualmente in Campania si contano circa 400.000 bufali, concentrati soprattutto nelle province di Caserta e Salerno. Le aziende stanno adottando tecniche moderne: impianti di mungitura automatica, sistemi di raffrescamento, sensori per monitorare la salute degli animali. Tutto questo permette di mantenere alta la qualità del latte e di aumentare la produttività.


Tuttavia, gli allevatori devono affrontare nuove difficoltà: l’aumento del costo dei mangimi e dell’energia ha fatto crescere i costi di produzione di quasi il 20% negli ultimi due anni.
Economia ed export
La produzione di mozzarella di bufala raggiunge ogni anno circa 50.000 tonnellate, di cui oltre il 30% destinato all’esportazione. I mercati principali sono Germania, Francia, Stati Uniti e Giappone. Per la regione si tratta non solo di un orgoglio gastronomico, ma anche di una risorsa economica fondamentale.
«Ogni bocconcino di mozzarella racconta la storia della nostra terra, del lavoro dei nostri animali e delle nostre persone», sottolinea Rossana Lombardi, produttrice di Caserta.
Le sfide del futuro
Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia concreta: le estati sempre più calde e la scarsità d’acqua riducono la produttività delle mandrie. Per questo gli allevatori investono in sistemi di irrigazione a goccia per i pascoli, pannelli solari e perfino in ricerche genetiche per rendere i bufali più resistenti.

Lo Stato e l’Unione Europea sostengono i produttori attraverso programmi di sussidi e promozione delle DOP, permettendo così di mantenere la competitività sui mercati internazionali.
Conclusione
I bufali della Campania non sono semplicemente animali. Sono un simbolo del territorio, un ponte tra antiche tradizioni e nuove tecnologie. Dal loro latte nasce uno dei prodotti più iconici d’Italia, e le aziende agricole che li allevano rappresentano un esempio di come la cultura rurale possa resistere e crescere anche di fronte alle sfide globali.