Sulle pendici dell’Etna e nelle zone aride della Sicilia si accendono i campi di opunzia. Queste piante spinose dalle pale carnose regalano un frutto particolare — il fico d’India — che è diventato un simbolo dell’isola. Non solo colorano il paesaggio agricolo, ma rivestono un ruolo sempre più importante nell’economia e nella gastronomia regionale.
Storia e tradizioni
L’opunzia fu introdotta in Sicilia nel XVI secolo dalle Americhe. Il clima caldo e secco dell’isola ne favorì subito la diffusione, trasformandola in una risorsa alimentare fondamentale per le comunità locali. Col tempo, i fichi d’India sono diventati un vero e proprio marchio gastronomico.
«Il fico d’India è parte della nostra identità: dolce, colorato, resistente come la nostra terra», racconta Antonio Lombardi, agricoltore di Catania.
Dove si coltivano
Le principali piantagioni si trovano sulle pendici dell’Etna, nelle province di Catania e Agrigento. I terreni vulcanici conferiscono ai frutti una dolcezza particolare. Oggi la Sicilia produce oltre l’80% di tutti i fichi d’India d’Italia, con un raccolto annuo che supera le 100 mila tonnellate.
Gusto e gastronomia
I fichi d’India hanno una polpa succosa di tre colori: rossa, gialla e bianca. Si consumano freschi o trasformati in marmellate, liquori, gelati e persino salse per carni e formaggi.


Un prodotto molto apprezzato è il liquore al fico d’India, frutto del lavoro di piccole aziende familiari. Inoltre, il succo di questo frutto è ricco di vitamina C e antiossidanti, qualità che lo rendono ricercato nel settore del benessere.
Economia ed export
Negli ultimi dieci anni l’export del fico d’India siciliano è quasi raddoppiato. Oggi i frutti arrivano in Germania, Francia e Svizzera, dove sono considerati un’“esotica mediterranea”. Il prezzo medio al chilo nei mercati europei è di 4–5 euro, garantendo redditività anche ai piccoli produttori.
Agricoltura sostenibile
L’opunzia richiede pochissima acqua ed è resistente alla siccità, caratteristiche che la rendono una coltura strategica in tempi di cambiamento climatico. Gli agricoltori sottolineano che anche durante l’estate torrida del 2025, quando molte colture hanno sofferto, il raccolto dei fichi d’India è rimasto stabile.

«Il fico d’India è il frutto del futuro: cresce dove altri coltivi muoiono», afferma l’agronoma Lucia Greco.
Conclusione
Il fico d’India non è soltanto un frutto. È parte della cultura siciliana, un esempio di agricoltura resiliente e un elemento sempre più rilevante dell’export italiano. Dai banchi dei mercati di Palermo ai ristoranti di Parigi, porta con sé l’anima della Sicilia nel mondo.